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Articoli su CATTOLICAnews
Attrezzi per il kit del ricercatore
Un corso innovativo promosso dalla Biblioteca dell’Università Cattolica fornisce a tutti i dottorandi gli strumenti indispensabili per fare ricerca. Non è scontato, infatti, che tutti siano già dotati di un buon metodo. Parlano ideatori e utenti
Corsi e Master, Milano
Pubblicato in CattolicaNews 22/07/2014
[La biblioteca d'ateneo dell'Università Cattolica nella sede di Milano] Per fare ricerca occorre acquisire gli “attrezzi del mestiere”. E non è scontato che tutti ne siano dotati. Per questo, in anticipo rispetto a quanto recentemente previsto anche a livello ministeriale, dal 2012 la Biblioteca d’ateneo dell’Università Cattolica di Milano (nella foto) propone un innovativo percorso di formazione, dedicato ai dottorandi, sugli strumenti e i metodi per condurre una ricerca in modo efficiente ed efficace. Il percorso in Management dei processi di ricerca offre una risposta concreta ai dubbi di molti tra gli early stage researcher: «Sono sulla strada giusta e possiedo gli strumenti adatti per il mio lavoro di ricerca?».
L’obiettivo del corso è di insegnare a individuare le fonti informative più rilevanti, gestire in modo sistematico le bibliografie e gli stili citazionali, utilizzare le risorse informative e gli strumenti più avanzati, finalizzati all'analisi citazionale. «È una proposta organica di un percorso modulare e scalare in cui, come in uno zoom, analizziamo le singole fasi della ricerca - spiegano Paolo Sirito, responsabile del Settore catalogo, reference e qualità, incaricato per la formazione, e Alessandra Di Nunzio, consulente alla ricerca per le Scienze giuridiche -. Come bibliotecari e information specialist, raccogliamo dai servizi di consulenza specialistica tutte le incertezze che si annidano nel condurre in autonomia la ricerca e scorgiamo come lo sviluppo di un lavoro di tesi non sia sempre basato su un metodo scientifico, pur conducendo talvolta a risultati apprezzabili».
Possibile che avere un buon metodo non sia così scontato? La nostra esperienza dice che è più comune di quanto si creda. A volte il ricercatore si imbatte in un riferimento cardine in modo incidentale, in altri casi interviene la segnalazione del supervisor, magari postuma e durante la fase di revisione dell’elaborato. È certo però che, in assenza di tali “accidenti”, la mancanza di un approccio corretto alla ricerca rischia di far perdere punti nevralgici dell’argomento.
Come cerca di ovviare questo problema il vostro percorso? Operiamo “scomponendo” il processo di ricerca nelle fasi che lo costituiscono e affrontandole singolarmente, differenziandole per natura, obiettivi ed expertise necessarie per portarle a termine. Ciò si traduce in una serie di incontri caratterizzati da livelli crescenti di complessità e di importanza, in termini di competenze metodologiche da acquisire.
Che metodo seguite? C’è un sottotitolo che potremmo applicare al corso: “Ricercare è un processo con regole”. Se i presupposti per essere dei bravi ricercatori sono la predisposizione all’approfondimento e all’analisi critica insite nella personalità, vi sono altresì capacità che si possono acquisire con metodo e tecnica. Questo approccio è per sua natura trasversale: prescinde dai singoli ambiti disciplinari, come dagli argomenti che si intendono affrontare.
Cosa intendete per approccio trasversale? Il processo di ricerca viene esaminato nelle sue fasi e questo prescinde dalle singole materie, anche se la trasversalità non deve andare a scapito della specificità. Se i contenuti restano presidio assoluto della cattedra accademica, vengono però proposti moduli di livello avanzato per sezioni tematiche, quali: Umanistica, Scienze sociali, Diritto, Economia e Scienze politiche. Una delle novità di quest’anno accademico è stato un breve corso approfondito, in forma laboratoriale, su un tema di frontiera per i dottorandi dell’area umanistica, ovvero le Digital Humanities: è stato analizzato un progetto reale della Biblioteca di ateneo, approfondendo fasi quali la digitalizzazione dei contenuti del fondo librario, l’indicizzazione e i metadati di ricerca, la pubblicazione online.
E per quanto riguarda le sempre più numerose risorse “libere” su Internet? Ci occupiamo anche di quelle. Proprio quest’anno abbiamo introdotto un nuovo modulo intitolato Risorse informative free: come vagliare su web, consapevoli che, nonostante le risorse acquisite da noi siano maggiori che in altri atenei, queste non possano considerarsi esaustive di una ricerca che deve esser condotta su tutti i canali oggi esistenti. Se, fino a un decennio fa, biblioteche e cattedre guardavano al web con estrema diffidenza, oggi per tutti rappresenta una fonte primaria di informazioni, come nel caso del recupero di dati istituzionali, ma anche per i siti d’autore. Allo stesso tempo, ciò rende necessario conoscere, criteri e sistemi di validazione, per riuscire ad attingere solo quanto c’è di ufficiale e scientifico su Internet e quindi utilizzabile ai fini di una produzione accademica.
In che modo questo può contribuire al raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo dei giovani ricercatori? La risposta nasce dal numero crescente di adempimenti di carattere normativo dell’Ateneo e dei singoli ricercatori nei confronti degli organi di valutazione. Siamo partiti in sordina, tre anni fa a ridosso della riforma del sistema delle abilitazioni scientifiche e oggi siamo ancor più disposti a condividere tutte le competenze presenti in Biblioteca per contribuire alla formazione delle giovani leve del nostro ateneo che – ne siamo fiduciosi – hanno le possibilità di rappresentare al meglio la ricerca scientifica sul panorama europeo e mondiale.
Ricerca, dateci un metodo
Parlano tre dottorandi che hanno seguito il percorso in Management dei processi di ricerca, promosso dalla Biblioteca d’ateneo, nel 2014. La soddisfazione e i suggerimenti nelle parole di Carol Rolla, Francesco Ferraro e Lorenzo Lattanzi
Corsi e Master, Milano
Pubblicato in CattolicaNews 22/07/2014
Come hai vissuto la partecipazione al percorso in Management dei processi di ricerca?
Carol: Avevo ricevuto la comunicazione relativa alla proposta di questo percorso e ne ho colto subito la rilevanza in relazione agli studi che mi accingevo ad intraprendere.
Francesco: Tramite comunicazione dell’Ufficio dottorati, insieme ad altre proposte, mi è pervenuta anche questa. Tale iniziativa si è presentata subito chiara negli obiettivi e ho deciso con piacere di coglierla come ho fatto per i corsi d’inglese e per la Summer School appena terminata. Compatibilmente con gli impegni richiesti dalla cattedra, la mia partecipazione è stata attiva.
Lorenzo: Ad essere sinceri, non sono partito con la migliore predisposizione al percorso per una serie di disguidi logistico-organizzativi. Vivo a Macerata e partire per Milano solamente per 1- 2 ore di corso è tutt’altro che “invitante” e invece, come spesso capita, vincendo pregiudizi e pigrizie, si ampliano le conoscenze. Le tematiche del Corso sono state tutte molto interessanti e arricchenti, sebbene le lezioni inerenti al copyright e alla proprietà intellettuale, a causa dei miei studi giuridici, non siano state una novità.
Quali moduli del percorso hai trovato interessanti?
Carol: Ho trovato interessante il modulo sulla Gestione dei progetti di ricerca e quello relativo al Copyright. Nel primo caso perché siamo chiamati continuamente a confrontarci con dei progetti di ricerca e nell’altro perché, benché non sempre ci si pensi, le questioni riguardanti l’uso dei materiali, devono essere note a tutte le figure coinvolte in un’attività di ricerca, a maggior ragione ai dottorandi.
Francesco: I moduli che maggiormente mi hanno interessato sono stati quelli a carattere pratico: come Refworks, che ha rappresentato una vera e propria scoperta, e quello di Metodologia di area giuridica, utile per gli aggiornamenti. Come studente dell’Ateneo avevo utilizzato le Banche Dati di area tematica, tuttavia la possibilità di vedere illustrate nuove piattaforme e nuovi servizi - tra tutti l’off-campus - è stato importante. Altrettando interessante il modulo sulle Risorse free, in particolare la sezione trasversale sui criteri: venire a conoscenza di un elemento inconfondibile di validazione dei documenti rintracciati su web come il DOI è di grande aiuto. Infine, non darei per scontate le informazioni che si traggono dal modulo sul Copyright, sebbene sia un giurista e le norme di base mi sono note, la panoramica presentata offre buoni spunti di riflessione.
Lorenzo: Tutti, in particolar modo il modulo sulla Gestione dell’elaborato di ricerca.
Affrontare in tappe il “processo di ricerca” aiuta un dottorando?
Carol: Sì, in quanto una suddivisione in tappe ci permette di assimilare le nozioni ma allo stesso tempo permette di selezionare i moduli più utili in una determinata fase di ricerca.
Francesco: La proposta delle tappe della ricerca è funzionale e la struttura del percorso con cadenza settimanale è ben bilanciata, tenendo in considerazione anche gli altri impegni cui un dottorando deve far fronte nell’anno accademico.
Lorenzo: Il percorso aiuta moltissimo a non disperdere le proprie “energie” nella ricerca delle fonti, nella verifica della loro affidabilità, nella realizzazione di pubblicazioni “utili”, nel tutelare e rendere proficuo il proprio lavoro. A me è servito sin da subito per ottimizzare tempo e fatica nella predisposizione della Bibliografia iniziale e nella ricerca dei vari testi mediante gli OPAC.
Consiglieresti il percorso ai tuoi colleghi?
Carol: Senz’altro, anzi dovrebbe essere “vivamente consigliato” in particolare ai dottorandi che cominciano il triennio di dottorato. Si potrebbero poi proporre per i dottorandi degli anni successivi dei moduli esercitativi in cui metter in pratica quanto appreso.
Francesco: Assolutamente sì, in particolar modo a chi è all’inizio della ricerca, quindi ai dottorandi del primo anno, così da avere il tempo di tradurre in buone prassi i contenuti del corso.
Lorenzo: Assolutamente sì. Dovrebbe essere obbligatorio in tutti gli atenei e in tutti i corsi di dottorato. Mi permetto però di suggerire una diversa scansione delle tematiche che potrebbero essere raccolte in una settimana di full immersion formativa. Tuttavia è ottima, nell’attuale programmazione, la collocazione oraria: si può arrivare e partire in giornata, persino a 500 Km di distanza.
Sei a conoscenza di proposte simili in altre università?
Carol: Per quanto ne sappia, non sono a conoscenza di esperienze trasversali siffatte.
Francesco: Pur avendo discrete relazioni con colleghi di altre università, non sono venuto a conoscenza dell’esistenza di percorsi simili, ma auspico per loro che ne abbiano.
Lorenzo: Non mi pare. Conosco dottorandi di altri atenei che certe competenze hanno dovuto acquisirle “in itinere”, procedendo per tentativi ed errori, talvolta pagati a caro prezzo.
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